“Vecchi” contro “giovani”? No, grazie. Ratti: "Il concorso non è una guerra tra generazioni"

“Alla vostra età sarebbe moralmente meritorio lasciare la precedenza a noi giovani”, scrive un utente commentando il bando per il concorso da dirigente del Ministero della Giustizia.
Una frase che ha provocato una certa indignazione e che riflette una tensione generazionale sempre più diffusa anche nella pubblica amministrazione.

A rispondere è stata Claudia Ratti, segretario generale di Confintesa Funzione Pubblica, che ha affidato ai social un messaggio chiaro e fermo:

“Leggere certi commenti fa capire che abbiamo perso il senso del confronto sano. Trasformare un concorso pubblico in una guerra tra generazioni non è solo inutile, è anche sbagliato: non porta né rispetto né crescita, né per i giovani né per chi ha più esperienza.”

Esperienza e entusiasmo, non età

Nel suo intervento, Ratti ricorda che molti dei cosiddetti “vecchi” hanno affrontato concorsi durissimi, con prove scritte e orali interminabili, e hanno accettato trasferimenti in sedi lontane, spesso senza lamentele.
Molti di loro non hanno avuto la possibilità di partecipare ai concorsi da giovani, poiché per decenni le assunzioni sono rimaste bloccate.

“Chiamare ‘vecchi’ colleghi di 50 o 60 anni e negare loro la soddisfazione di chiudere la carriera in modo dignitoso è profondamente ingiusto”, sottolinea.

Allo stesso tempo, la nostra dirigente sindacale riconosce pienamente il diritto dei giovani di credere in un futuro migliore nella pubblica amministrazione, portando con sé competenze digitali, entusiasmo e nuovi approcci.

“Ma non serve screditare l’altro per valorizzare se stessi: nessuna generazione è migliore dell’altra solo per la data di nascita.”

Il concorso come strumento di merito, non di scontro

Ratti invita a riportare il dibattito sul suo terreno naturale: quello delle competenze, dell’impegno e del merito.

“Il concorso non è una competizione tra età — conclude — ma una selezione basata sulla preparazione, sulla capacità di visione e sulla dedizione al servizio pubblico. Ciò che davvero serve è unire le energie: l’esperienza dei più maturi e la visione dei più giovani, per costruire insieme una pubblica amministrazione più forte e una giustizia migliore.”

Un messaggio di equilibrio e rispetto reciproco, ricordando che il valore del lavoro pubblico non ha età, ma richiede sempre la stessa passione, serietà e dedizione.

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