JOBS ACT: UN’ALTRA FORMULA MAGICA?

Jobs-ActQualche giorno fa siamo stati fulminati da questa nuova formula magica all’americana. Ci abbiamo dato una occhiata per capire cosa ci fosse di innovativo e condivisibile per il Pubblico Impiego. Ecco quello che abbiamo capito.

Assegno universale per chi perde il lavoro, con obbligo di seguire un corso di formazione e di non rifiutare più di una proposta di lavoro. L’assegno universale esiste già, è l’Aspi introdotta dalla riforma Fornero nel 2012 e perde il diritto a riceverla chi “non accetti una offerta di un lavoro superiore almeno del 20 per cento rispetto all’importo lordo dell’indennità cui ha diritto”.

 

Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico.

Questa ci sembra una proposta interessante, nel solco di quello che abbiamo sempre denunciato circa la irresponsabilità manageriale e operativa della classe dirigenziale, sempre dedita a cercare il contatto per avere il grande incarico e assolutamente disinteressata al buon andamento della PA (a meno che non serva per la propria posizione di potere). Usciamo dall’idea che, nella gestione dell’Amministrazione pubblica, l’Italia sia una Repubblica di Mandarini.

Trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati devono pubblicare online ogni entrata e ogni uscita. Sarebbe una novità veramente positiva. Da tempo ci chiediamo come sia possibile che la Pubblica amministrazione possa spendere e non rendere conto delle spese se non ad altre Pubbliche amministrazioni. E siamo sempre stati favorevoli all’attuazione degli artt. 39 e 49 della Costituzione sul riconoscimento giuridico dei sindacati e dei partiti (organigrammi e bilanci sottoposti alle leggi, per capirci). Ancora vediamo facce incredule quando diciamo che questi, che gestiscono direttamente e indirettamente lo Stato, sono giuridicamente delle associazioni non riconosciute.

Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro. Il Codice del lavoro dovrebbe sostituire lo Statuto dei lavoratori, pertanto, su questo punto, occorre che ci sia molta attenzione e che siano ascoltate le OO.SS. rappresentative.

Riduzione delle varie forme contrattuali. Un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti inserito nella PA sarebbe una innovazione interessante. Occorrerebbe capire come rispettare le specifiche funzioni e compiti che svolgono le diverse Amministrazioni. Già che ci siamo si potrebbe pensare ad un contratto quadro cornice derogabile per alcuni punti dalla contrattazione integrativa, sulla base della rappresentatività rilevata negli enti o uffici centro di contrattazione. Sarebbe una innovazione molto interessante e più legata alla realtà delle singole unità lavorative e/o produttive.

Legge sulla rappresentatività sindacale e rappresentanti eletti dai lavoratori nei Cda delle grandi aziende.

Diverse leggi giacciono nei cassetti e nei corridoi delle stanze parlamentari da tempo. Forse è arrivata l’ora di fare una buona legge sulla rappresentatività sindacale.

Sull’ingresso nei Cda delle aziende, applicato anche alle PA non possiamo che essere d’accordo.

Il sistema tedesco, per esempio, prevede la presenza dei lavoratori in Consigli di sorveglianza con possibilità di intervenire sulle scelte aziendali e, anche, di nominare i manager ma non di divenire azionisti o amministratori dell’impresa. Ma ogni soluzione simile si può discutere.

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Redazione
Segreteria

6 Risposte a “JOBS ACT: UN’ALTRA FORMULA MAGICA?

  • ottime iniziative ma il cammino è lungo sulla strada di Damasco

  • furio
    10 anni fa

    AURELIA, hai perfettamente ragione.
    I cambiamenti (le riforme) come dicono loro in questi ultimi anni li ho sempre considerati in peggio. Distinti saluti.

  • Marco
    10 anni fa

    Risposta a “various”: eh sì, fino a prova contraria i parlamentari (deputati, senatori) non sono altro che politici messi lì dai loro partiti. Se non ricordo male Berlusconi in passato è stato per diverso tempo deputato, o sbaglio?

  • cittadino amareggiato
    10 anni fa

    mancherebbe:
    Controllo se in “aziende” che in realtà non sono aziende ma finanziate dalla spesa pubblica ci siano “dirigenti” che prendono stipendi altissimi per succhiare finanze allo Stato e sperperarle

  • aurelia
    10 anni fa

    Quindi, secondo chi scrive questo articolo, un dirigente a tempo determinato sarebbe meno ricattabile dalla politica di uno a tempo indeterminato??? Non è nè ragionevole nè realistico (e non sono un dirigente). Non aggingo altro per carità di patria (sono un’iscritta).

    • Dirigente a incarico e verifica di risultato (non autocertificata come ora) e comunque i dirigenti non sono ricattati, sono docili e servizievoli “bracci armati” della politica nella traduzione in norme delle loro volontà. O pensa che le leggi le scrive il politico?
      Io penso che se li costringiamo a render conto, almeno alla platea dei dipendenti se non alla parte dei cittadini che fruiscono dei servizi dell’ufficio, cambia tutto. E con un contratto a tempo indeterminato, l’avvocato gratis a disposizione, e le eventuali condanne alle spese che paghiamo noi con le nostre tasse, è troppo facile scrivere minchiate sulla carta intestata con il simbolo della Repubblica, troppo facile!