INPS: “SMART-WORKING, DELUDENTE CONCLUSIONE”

Nella giornata del 26 è proseguito il tavolo di approfondimento sullo smart-working, preceduto da una fase “seminariale”.
Non possiamo che definire sconfortante l’esito del confronto: pur essendo state recepite alcune proposte di modifica da noi presentate, il testo ci appare ancora lontano dall’essere accettabile.
Di seguito alcune criticità che abbiamo evidenziato:

  • Viene fissato un tetto massimo del 10% del personale in servizio, come limite complessivo di lavoratori che potranno aderire, nonostante lo stesso testo normativo (articolo 14 della Legge n. 124/2015) precisi che “almeno” il 10% del personale possa aderire allo smart-working. Avevamo chiesto che fossero considerate le specificità di alcuni profili (ispettori e legali, ad esempio), ma l’Amministrazione ha voluto creare un unico “calderone” in cui confluiranno tutte le richieste.
  • La sperimentazione – che durerà fino al 31 dicembre 2019 – partirà una volta presentati i progetti da parte delle singole strutture: nonostante le nostre richieste, non è dato sapere se tutti i progetti presentati saranno poi approvati e, quindi, quante sedi saranno in sperimentazione.
  • I singoli lavoratori potranno presentare domanda di ammissione allo smart-working ma verranno ammessi tenendo conto in via prioritaria di caratteristiche personali e comportamentali (?!?), quali l’affidabilità. Chi e su che basi decide se un lavoratore è affidabile o meno? Non vorremmo, poi, che criteri come l’“affidabilità” o il “problem solving” possano escludere o fortemente condizionare la partecipazione dei colleghi di Area A e B.
  • Se le domande presentate superano il tetto del 10%, l’Amministrazione prenderà in considerazione una serie di criteri indicati nel testo, senza che ci sia dato sapere come verranno valutati.
    Queste sono solo alcune delle nostre osservazioni, di cui l’Amministrazione non ha voluto tener conto e, con un atteggiamento un po’ troppo frettoloso, ha ritenuto di voler chiudere. Per questo, non abbiamo ritenuto di firmare il protocollo d’intesa che ci è stato proposto.
    Altri, invece – quelli che gridano continuamente allo scandalo dei “firmaioli” -, hanno firmato quel testo senza batter ciglio, facendo per l’ennesima volta da sponda all’Amministrazione, così come accadde quando si presentarono da soli all’informativa posticcia sulla Determina 153.
    Da parte nostra, riteniamo che si sia sprecata l’ennesima occasione per mostrare di avere a cuore il benessere del personale. Ci attiveremo, pertanto, durante il previsto monitoraggio, per evidenziare tutte le criticità che verranno in rilievo ed evitare che lo smart-working diventi un mero adempimento tra i tanti obiettivi che l’Inps deve realizzare.
    Roma, 26 febbraio 2019
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Claudia Ratti

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